Il DDL Gelmini, approvato in Senato lo scorso luglio e in discussione alla Camera nei prossimi giorni, è la chiara dimostrazione del tentativo del governo di scaricare le spese per il mantenimento dell’università pubblica, su altri soggetti sia pubblici, che privati, che potrebbero influenzare pesantemente la linea di ricerca e di didattica, orientandola verso i propri interessi.
Il Diritto allo Studio, già affossato da un taglio dei finanziamenti a causa dell’ultima manovra finanziaria, verà seriamente compromesso.
I criteri di attribuzione delle borse di studio non terranno conto del reddito ma del merito, contribuendo a riportare l’università ad un’istituzione classista.
Il ddl modifica il contratto di lavoro dei ricercatori che diventeranno dei precari con vaghe possibilità di carriera. Verranno inoltre obbligati ad insegnare (ad ora questa è solo una possibilità) venendo così meno alla loro funzione di ricerca.
I ricercatori hanno scelto come strategia per protestare contro il ddl la rinuncia agli insegnamenti.
In alcune facoltà, come ad esempio a Scienze Politiche ed Economia, è stato deciso di mascherare il problema, affidando i corsi obbligatori, lasciati scoperti dai ricercatori, ai docenti, della facoltà e non, mentre i corsi opzionali ulterormente sguarniti verranno cancellati.
Con questo sistema il problema viene semplicemente rimandato ed in molti casi la qualità della didattica sarà compromessa.
Infine, la crisi finanziaria dell’ateneo, determinata da una storica malagestione delle risorse, che quest’anno forse non consentirà di chiudere il bilancio (mancano circa 50milioni di euro!). In più dal 2011 il finanziamento statale alle università diminuirà a causa dei tagli imposti dalla ormai nota legge 133 del 2008.
In questo momento di grande crisi ed incertezza crediamo sia necessario che tutti prendano coscienza di questa situazione e che inizino a mobilitarsi per denunciare alla società tutta l’emergenza dell’università italiana.