Tagliando NON s’impara!

Il DDL Gelmini, approvato in Senato lo scorso luglio e in discussione alla Camera nei prossimi giorni, è la chiara dimostrazione del tentativo del governo di scaricare le spese per il mantenimento dell’università pubblica, su altri soggetti sia pubblici, che privati, che potrebbero influenzare pesantemente la linea di ricerca e di didattica, orientandola verso i propri interessi.

Il Diritto allo Studio, già affossato da un taglio dei finanziamenti a causa dell’ultima manovra finanziaria, verà seriamente compromesso.
I criteri di attribuzione delle borse di studio non terranno conto del reddito ma del merito, contribuendo a riportare l’università ad un’istituzione classista.

Il ddl modifica il contratto di lavoro dei ricercatori che diventeranno dei precari con vaghe possibilità di carriera. Verranno inoltre obbligati ad insegnare (ad ora questa è solo una possibilità) venendo così meno alla loro funzione di ricerca.

I ricercatori hanno scelto come strategia per protestare contro il ddl la rinuncia agli insegnamenti.
In alcune facoltà, come ad esempio a Scienze Politiche ed Economia, è stato deciso di mascherare il problema, affidando i corsi obbligatori, lasciati scoperti dai ricercatori, ai docenti, della facoltà e non, mentre i corsi opzionali ulterormente sguarniti verranno cancellati.

Con questo sistema il problema viene semplicemente rimandato ed in molti casi la qualità della didattica sarà compromessa.

Infine, la crisi finanziaria dell’ateneo, determinata da una storica malagestione delle risorse, che quest’anno forse non consentirà di chiudere il bilancio (mancano circa 50milioni di euro!). In più dal 2011 il finanziamento statale alle università diminuirà a causa dei tagli imposti dalla ormai nota legge 133 del 2008.

In questo momento di grande crisi ed incertezza crediamo sia necessario che tutti prendano coscienza di questa situazione e che inizino a mobilitarsi per denunciare alla società tutta l’emergenza dell’università italiana.

Cosa succede nelle Università Italiane

Sembrava finita. Il ddl 1905 era pronto per essere accolto dalle braccia tese della maggioranza alla camera, il 5 ottobre. Esso, diventando norma dello stato, avrebbe inferto una (un’altra) sferzata mortale al diritto allo studio, trasformando un elemento di sostegno all’accesso alla formazione per le classi sociali più basse in qualcosa d’altro: una manciata di spiccioli distribuiti inbase ai risultati del test di autovalutazione, da restituire poi al termine delperiodo formativo. C’era poi la questione dell’ingresso dei rappresentanti del capitale privato nel cda dell’ateneo, per non parlare del reclutamento dei ricercatori, ancor più sottomesso alle logiche cooptative (cioè baronali).

C’era e c’è ancora il maledetto ddl, danzante spada di Damocle sulle nostre teste, appeso ad una corda malferma che reggerà ancora una manciata di giorni. Il rinvio della discussione è una piccola vittoria dei ricercatori nei confronti di CRUI e Confindustria, ottenuta praticando il blocco della didattica. Questa arma però rischia di essere una spada spuntata, per due motivi:

1) il blocco in molti casi non è efficacissimo (così a Novoli, ad esempio),a causa dell’opposizione dei Consigli di Facoltà (cioè dei docenti universitari) adun blocco totale;

2) esso non durerà a lungo, perché una parte dei ricercatori potrebbe cedere(diciamolo: cederà) alla tentazione di assicurarsi uno dei 9.000 posti diprofessore associato offerti dal governo in cambio della ripresa delle lezioni.

In questo clima di incertezza circa 150 studenti hanno discusso della situazionedurante l’assemblea di Polo del 6 ottobre.

Si è avvertita la necessità di stringereun’alleanza con gli studenti medi e con i lavoratori, a partire dai cortei dell’8 edel 16 ottobre. È emersa sopratutto l’urgenza di un blocco della didattica effettivo, che sia promosso dagli studenti e che rinvii sine die la discussione del ddl.

Il giorno seguente, sulla base di queste parole d’ordine, un gruppo di studenti ha interrotto le lezioni per sensibilizzare l’intera popolazione studentesca, portando alla fine della mattinata la richiesta di un consiglio di facoltà straordinario ai presidi per ridiscutere la questione del ddl e consentire un vero blocco della didattica.

Ci è stata promessa l’indizione di una nuova assemblea e di un consiglio da tenersi nei prossimi giorni, ma sta a noi studenti vigilare che alle parole seguano i fatti, come anche sta a noi costringere chi non ha scioperato a non fare il crumiro nascondendosi dietro presunte responsabilità istituzionali.

Fuori dai confini del Polo, intanto, la situazione evolve. I cortei studenteschi dell’8 ottobre (circa 90 in tutta Italia) hanno dato il via alle lotte autunnali.

In 10.000 abbiamo bloccato a più riprese il traffico fiorentino mandando in tilt lacittà in segno di protesta contro la riforma. Da sabato, poi, in diverse scuole fiorentine è partito il blocco della didattica effettuato direttamente dagli studenti medi in occupazione. In alcune facoltà italiane (a Roma, adesempio) le assemblee preludono, per l’intensità della partecipazione, ad unautunno di mobilitazioni.Sono segnali, questi, che vanno colti fino in fondo da noi studenti, tanto più se, costretti e ricattati dallo spettro della disoccupazione e dall’alto livello delletasse universitarie, proseguiamo nell’assurda corsa in cui vince chi ha più creditied esami all’attivo.

Le strade, le assemblee affollate, ci dicono che a perdere saremo tutti se non costruiamo un movimento in grado dirispondere alla perdita di diritti collettivi, tra i quali il diritto allo studio.

È giunta l’ora di risollevare la testa e di riprendere la lotta…

BLOCCO DELLA DIDATTICA SUBITO!

NO AL DDL 1905!

PER UN VERO DIRITTO ALLO STUDIO!

I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!

Studenti di Novoli per il diritto allo studio

Chi Siamo

Siamo un gruppo di stulogo nuovo collettivodenti provenienti dai diversi Corsi di Laurea del Polo di Novoli che, avendo conosciuto le modalità di lavoro delle altre realtà politiche esistenti nella nostra Università, crede che sia fondamentale proporre uno spazio alternativo di partecipazione.

Rigettiamo l’idea che l’Università sia vissuta come un semplice luogo di didattica finalizzata esclusivamente alla verifica, riteniamo invece che gli studenti debbano svolgere un ruolo attivo per rendere questa istituzione un luogo di fermento culturale e di dibattito politico, credendo che la formazione sia tale solo se informata e partecipata collettivamente.

Siamo convinti che essere studenti rappresenti una grande opportunità per produrre proposte di cambiamento della attuale situazione, per stimolare riflessioni che siano in grado di contribuire al miglioramento ed alla trasformazione della nostra società, a partire dalla realtà universitaria e dai problemi del nostro Polo.

Il collettivo è un tentativo di sfruttare questa opportunità!

Esso è e rimane uno spazio aperto a tutti, laico, di sinistra, autonomo da qualsiasi condizionamento esterno di partiti politici e sindacati.

Il collettivo è una forma, esso rifiuta di delegare la responsabilità delle proprie azioni a decisioni prese altrove, lontano dalla realtà in cui agisce ed è soprattutto un luogo  dove ognuno, facendosi portatore dei propri ideali è il primo artefice delle scelte che lo riguardano come studente e come membro della collettività.

Il collettivo è uno spazio di apertura e non di prevaricazione nei confronti delle soluzioni diverse ed alternative, è proprio in questa sua dinamicità che trova la forza per continuare a lottare ed informare.

RossoMalPolo si pone in costruttiva collaborazione con i diversi collettivi della realtà universitaria e con gli Studenti di Sinistra per la politica di ateneo.

Per non finire tutti schiacciati come il povero Rossomalpelo, di cui abbiamo colpevolmente storpiato il nome, abbiamo cominciato a scavare la nostra via d’uscita che sarà tanto più efficace quanto più partecipata da ogni studente.

Non sappiamo quanto lungo sarà il cammino verso un’Università più equa e degli studenti ma di una cosa siamo certi, siamo in movimento!!